19 luglio 2008

S.I.S.A.: Como - Venezia 2

Anche stavolta non sarò breve e ci saranno anche dei richiami storici quindi... siete avvertiti! Però come promesso ecco le mappe e il volo. Come vedete sopra eravamo rimasti a Sirmione dove avevo fatto tappa; ripartito di lì mi dirigo verso Lazise, dove c'è Gardaland, che non si vede, ed anche, per me più interessante, "Villa dei cedri" un parco termale veramente interessante, ma non si vede neppure quello (ci mancherebbe).
Effettuata la virata mi dirigo verso nord per risalire il Lago di Garda; nell'immagine sotto sullo sfondo si vede Salò, dove ero passato, ora sono dall'altra parte del lago.
Il Garda è bello lungo e nel mio risalire mi riporto nuovamente verso la sponda occidentale del lago.
Arrivo così al lago di Ledro incastrato tra le montagne.
Viro quindi a destra ed in un attimo arrivo alla fine del lago presso Riva del Garda.
Pieghiamo quindi verso sinistra ed andiamo ancora verso nord lascianado la città di Rovereto, patria del filosofo Rosmini, sulla nostra destra; il meteo si sta facendo un po' nuvoloso e volare a vista comincia ad essere più difficile.
Tra uno scroscio di pioggia e l'altro, volando in mezzo alle montagne ricoperte di nuvole, arriviamo sino al lago di Caldonazzo.
La pioggia è sempre intermittente e dopo aver piegato verso sud-est arriviamo sull'altipiano di Asiago, mirabilmente descritto da Emilio Lussu nel suo libro, che sto proprio ora leggendo, "Un anno sull'Altopiano".
Ora mi aspetta una lunga tratta tra le montagne che furono protagoniste della Prima Guerra Mondiale e della strenua difesa degli alpini italiani quando gli austriaci mandarono, nel 1916, la famosa "Strafexpedition", spedizione punitiva, comandata dal generale Conrad. Tra queste montagne non poteva mancare il famoso Monte Grappa (dove c'è anche un famoso Sacrario per i caduti), che vedete qui sotto sullo sfondo, non il costone che sto sorvolando, si trova appena sopra l'ala sinistra del Beaver per chi guarda (la destra per chi pilota).
Ecco che arriva la digressione storica, se non vi interessa saltatela: su quel monte c'era mio nonno materno: alpino artigliere. Mio nonno materno era della classe del '99, quella famosa che andò in guerra a 17 anni! Frequentava l'Esperia a Bergamo (quindi uno dei pochi fortunati che poteva già studiare) e ricevette la chiamata; lo dico sempre in classe ai miei studenti viziati la cui unica preoccupazione è avere il cellulare carico. La scuola fu praticamente chiusa per mancanza di studenti. Mio nonno, alla loro età, andò in guerra; alcuni non ci credono, pensano che esageri, ma poi vedono la mia faccia e stanno almeno zitti. Mio nonno, che diventò poi addirittura direttore di uno stabilimento dopo essere tornato dalla guerra ed aver concluso gli studi, era su quella montagna a portare a spalla i mortai, ma non mi raccontò mai nulla, morì che io non avevo 5 anni e nemmeno mia nonna materna disse mai nulla. La guerra forse non si può raccontare a chi non l'ha fatta. Mia nonna materna però era di origine austriaca, eh già! Mio nonno dopo aver fatto guerra agli austriaci sposò mia nonna la cui madre, la nonna Enrichetta (che io non conobbi mai), si chiamava Turika von Thaler: più austro-ungarica di così! Quindi il mio trisnonno, Paulus von Thaler, era un austro-ungarico, anzi era l'ambasciatore austro-ungarico a Milano ed abitava nel Castello Sforzesco. Quando scoppiò la guerra che fece? Passò dalla parte degli italiani, davvero. Da qualche parte devo avere la sua foto con l'alta uniforme e il famoso elmetto con lo spuntone in cima.
Ma continuiamo ora il volo con le montagne a destra ed a sinistra la piana che porta a Belluno con il fiume Piave (anche quello ricco di reminiscenze storiche visto che segnava il confine tra l'Austria e l'Italia.
Ma starò un po' più a sud di Belluno per incontrare il lago S. Croce.
Viro quindi decisamente a destra ed avvisto quasi subito Vittorio Veneto.
Anche Vittorio Veneto è un luogo della Grande Guerra: il 24 ottobre si svolse l'ultima decisiva battaglia che, il 3 novembre 1918 a Villa Giusti, portò, gli austriaci a firmare la resa ed infatti il 4 novembre si festeggia la fine della Prima Guerra Mondiale. Dovrei dire si festeggiava perché mentre io ai tempi (non della guerra) stavo a casa da scuola, oggi passa sotto silenzio. Noi italiani siamo curiosi: abbiamo vinto una guerra con molti sacrifici e la dimentichiamo, festeggiamo però tra mille polemiche il 25 aprile quando 'altri' ci hanno liberato. Boh! State attenti a quella data: 24 ottobre! Il 24 ottobre 1917, quindi un anno esatto prima della battaglia risolutiva, vi fu la disfatta di Caporetto. L'ennesimo miracolo italiano in cui c'era mio nonno paterno. Lui era più vecchio, classe 1897, visse più a lungo; morì che io avevo 23 anni e quindi potei fargli delle domande sulla Grande Guerra. Mi aspettavo racconti eroici gonfiati dal passare del tempo... Nulla di nulla, non voleva mai parlarne. L'unica cosa che mi disse fu che durante la disfatta di Caporetto, passato il Piave corse ininterrottamente sino a Carpi; sì, avete letto bene. Anche lui la guerra non voleva raccontarla. Mio nonno paterno non conobbe mai suo padre perché morì prima che lui nascesse di 'polmonite fulminante' all'età di 28 anni; sua madre faceva di cognome Ratti ed era imparentata con un docente universitario di Bologna il quale, a sua volta, collaborò alle illustrazioni della "Storia della colonna infame" di Manzoni. Infatti la mia famiglia possiede una copia dei Promessi Sposi della prima edizione definitiva, purtroppo non autografata. Lo so, sembra di parlare di tantissimo tempo fa, eppure dalla Grande Guerra non sono passati neppure 100 anni. La gente dovrebbe guardare di più al proprio passato scoprirebbe cose interessanti come, ad esempio, che mia bisnonna vide Garibaldi sfilare a Milano. Ok, non ve ne frega nulla; torno al volo.
Siamo così giunti ad Istrana; sulla sinistra si intravede lo scalo di Treviso S. Angelo (credo).
Ora dobbiamo effettuare l'ultima virata a sinistra e vedere Venezia. Mentre viro sulla mia destra scorgo in lontananza i Colli Euganei presso Padova di foscoliana memoria.
Questa lunghissima tappa è oramai giunta quasi alla fine, già si scorge la città di Venezia.
Sorvolare il Canal Grande è forse ancor meglio che percorrerlo.
Siccome all'andata ero ammarato proprio nei pressi di Piazza San Marco, questa volta ho deciso di ammarare nei pressi dell'isola di San Nicolò dove, tra l'altro, c'è uno scalo per piccoli aerei da turismo.
Da notare la somiglianza del pilota con me: ha la barba e indossa una delle mie famose camicie a quadrettoni stile 'taglialegna' che mia moglie tenta sempre di far fuori. Ora devo raggiungere Trieste ed il tour è finito.

9 Comments:

Francesco Pacchioni said...

Vigilius qua bisogna cominciare a far partecipare le classi. Mai pensato di proporre come libro di testo "interattivo" fsx? :-)

Vigilius said...

Già, lo so che sono un po' troppo 'didascalico', comunque qualcuno dei miei allievi segue questa mia passione con curiosità. Ho persino fatto articoli sul giornalino della scuola ed ogni faccio la lezione per andare a Ghedi... Prima o poi porto FS in classe per far toccare con mano la cosa; purtroppo non tutti i docenti vedono queste 'novità' di buon occhio.

edo24 said...

Che cosa insegni? Ed in che scuola?

Vigilius said...

Cosa insegno? Mi pareva chiaro da tutte le mie disquisizioni storico-filosofiche ;-)
Dove? Al classico, scientifico e linguistico in una scuola in centro a bergamo (TOP SECRET)

Marco 'Hummel' Barlesi said...

Bellissimo volo Vigilius. Fantastico meteo, sara' il caso che cominci a valutare l'acquisto del PC nuovo.

La storia e' una delle mie tante passioni (soprattutto la storia militare). In Italia tendiamo veramente a dimenticare e solo ultimamente anche da noi e' cominciata la pratica delle "rievocazioni storiche" che all'estero sono diffusissime.
Anche i musei militari da noi scarseggiano.

Quando ero a scuola io la storia moderna mi e' stata insegnata in maniera ridicola es: nel 1922 marcia su Roma, il fascismo governa l'Italia, perdiamo e facciamo la pace separata con gli alleati, resistenza e vittoria dell'Italia a fianco degli Anglo-Americani!!!!

Niente su El Alamein, sulla ritirata di Russia, niente sui sacrifici immani sopportati da ragazzi di 18-30 anni sopportati solamente per senso del dovere; si ordinava di resistere e si resisteva a ogni costo (a tal proposito consiglio "El Alamein" di P. Caccia Dominioni).


Una volta mi e' capitato di vedere una trasmissione di Bisiach sulla guerra d'Africa dove tra il pubblico sedevano studenti e reduci.
Ad un certo punto della trasmissione uno dei reduci chiese a uno studente: "vi avranno insegnato a scuola di El Alamein.."
Alla risposta negativa dello studente al reduce si riempirono gli occhi di lacrime.

Bisognerebbe ricominciare (come facevano a me da piccolo) a fare gite ai sacrari militari e far notare ai ragazzi l'eta' media dei caduti. (a me insegnavano l'inno italiano a scuola, ai miei cugini non e' stato insegnato).

Vengono ricordate solo le sconfitte, niente su Enfidaville (battaglia che sara' ricordata da Montgomery come la piu' dura sostenuta dalla sua 8a armata), niente sulla resistenza sul Don dove i nostri alpini e reparti di fanteria resistettero per giorni ad assalti continuati senza cedere terreno, niente su Bir El Gobi, dove ragazzini di 16 anni affrontarono i carri inglesi armati con pochi pezzi anticarro inadeguati e bottiglie molotov respingendoli, niente sull'onore delle armi concesse al generale Messe alla fine delle ostilita' in Tunisia.

.. scusa mi sono un po' dilungato ma l'argomento mi fa diventare logorroico.. non e' che piu' avanti la foto col nonno col "pikelhaube" la posti?..
Io ho una foto di uno zio di mia madre in uniforme da granatiere bellissima.

Alberto "Asto" said...

Grazie Vigilius (e anche Marco) per le importantissime nozioni storiche. Non sono appassionato di storia (come voi) però mi piace moltissimo ascoltare i racconti storici di chi realmente gli ha vissuti o di chi li ha sentiti raccontare. Sono d'accordo con voi che sarebbe molto importante per la nostra cultura studiare la storia e visitare i luoghi dove si è svolta. Ciao

Marco 'Hummel' Barlesi said...

Pensa che all'estero esistono degli archivi multimediali in cui vengono raccolti i ricordi dei reduci. (se ti capita di vedere il DVD n°6 del cofanetto "Band of Brothers" puoi vedere alcune di queste interviste).

All'Imperial War Museum di Londra sono presenti delle interessantissime "esperienze" ovvero ricostruzioni in grandezza naturale in cui si puo' entrare e vivere la situazione riprodotta. Questo permette al visitatore di rivivere la vita di una trincea o un blitz su Londra e rendersi meglio conto del sacrificio sopportato dai protagonisti (nella trincea sono riprodotti addirittura gli odori).

Da noi la storia e forse vista come qualcosa di cui ci si deve vergognare.

Alberto "Asto" said...

Wow, che bello! Se avrò occasione di andare a Londra, sicuramente andrò a visitare questo fantastico museo.
Non solo, in Italia si pensa che la storia sia una materia che si studia a scuola, e basta! Che, come per il latino, la filosofia, la matematica, etc., non ha alcun senso studiarla anche al di fuori della scuola.

Filippo e Chiara said...

Complimenti a Vigilius e a Marco per il bel racconto !

 

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