20 aprile 2012

NWAT-X Tappa 30: Bob Quinn Lake / Telegraph Creek

Tappa ancora lunghetta ed alquanto selvaggia, ma, diciamolo pure, tappa di trasferimento puro.

Come potete notare la strada va da una parte ed io da tutt’altra per accorciare un po’ il volo che altrimenti sarebbe molto più lungo.

Sarà una tratta con poche immagini e con poco da dire perché passo per luoghi così remoti che spesso non hanno neppure un nome.

Decollo da Bob Quinn Lake e finalmente capisco il perché del nome: il lago, anche se ghiacciato, c’è ed è situato in mezzo a dei boschi di conifere meravigliosamente riprodotti dallo scenario.

Ora si tratta di trovare ad ovest una valle che mi permetta di attraversare la catena montuosa senza andare troppo in alto visto che, ormai è accertato, se salgo troppo di quota con questo freddo mi si blocca l’indicatore di velocità. Ecco il passaggio!

Non mi resta che seguire il corso d’acqua che sarà la mia guida; arrivato in fondo dovrò piegare a destra.

Ecco la svolta a destra annunciata e devo dire che seguire il fiume in queste strette gole non è facilissimo e non so neppure il nome delle montagne che mi circondano: devo affidarmi completamente al GPS.

Anche se sembro fare lo ‘sborone’ e volare a quota bassissima la realtà è un bel po’ diversa: guardate l’altimetro e capirete.

Ed ecco la vallata che dovrò percorrere per intero: sullo sfondo l’immenso complesso vulcanico del monte Edziza.

Come potete notare ho tentato di fare un’immagine panoramica che è data dall’unione di vari scatti adiacenti: spero così di rompere un po’ la monotonia. Ora devo seguire il fiume giù, giù sino in fondo (sarebbe più giusto dire su, su visto che lo sto risalendo).

Ed eccomi sorvolare il Buckley Lake; tra l’altro, leggendo qua, ho scoperto che la strada è chiusa a causa di frane dovute alle intense precipitazioni (un po’ come qua in Italia) e quindi l’unico modo di raggiungere queste zone in questo momento è proprio l’aereo.

A questo punto il GPS comincia a dare i numeri probabilmente a causa di un file corrotto del mio piano di volo perché mi indica di virare ad est per raggiungere un improbabile scalo in Inghilterra Sorpresa. O lo scalo inglese ha lo stesso ICAO, poco credibile, oppure si è sfasciato qualcosa; non mi resta che andare ‘a naso’, ma sono molto vicino all’arrivo e mi preparo ad aguzzare gli occhi in cerca di qualche pista nascosta. Invece…

… invece lo scalo di Telegraph Creek è visibilissimo e sembra il ponte di una portaerei messo su uno sperone di roccia in mezzo ad un bosco. Anche l’avvicinamento è spettacolare visto che sorvola un fiume letteralmente incastrato tra le strette gole delle montagne; non immaginavo niente di così bello, meglio così.

Il fiume sotto di me si chiama Stikine River, se ho letto bene le carte, ed ho trovato un’immagine del posto reale anche se presa da un punto di vista opposto: la somiglianza rimane comunque notevole.

Mentre sto per atterrare mi accorgo che c’è qualcuno sulla pista: meglio così, almeno potrò chiedere informazioni perché di case in giro non ne vedo proprio.

Parcheggio e chiedo al tizio dell’aereo in fianco, che sta partendo, dov’è il paese e mi dice che è vicino al fiume dalla parte opposta dalla quale sono arrivato.

Se avete tempo andate a leggervi la storia del posto su Wikipedia perché è veramente interessante; io l’ho scelto perché era all’estremo nord dello scenario da me utilizzato, ma questo posto di circa 300 anime, praticamente irraggiungibile in auto, a me pare proprio carino. Mi sa che mi fermo qualche giorno.

18 aprile 2012

NWAT-X Tappa 29: Stewart / Bob Quinn Lake

Altra bella tappa con un inizio che sconfina in Alaska per poi tornare subito in Canada e usare un altro scenario che avevo già acquistato tempo fa.
Come avrete intuito sarà una tappa alquanto ‘alpinistica’ in cui si raggiungeranno alte quote.
Avrei voluto che fosse più breve, ma alla fine non mi sono annoiato proprio per nulla e spero sia così anche per voi.
Appena lascio lo scalo di Stewart mi si ripresenta lo scenario in tutto il suo splendore: bello esattamente come ero arrivato, ma stavolta invece di averlo di fronte ce l’ho alle spalle.
Chi si ricorderà l’immagine reale del luogo messa nel post della 28ima tappa può confrontarla con questa immagine e non potrà non notare l’estrema fedeltà della riproduzione del luogo.
La cosa curiosa è che ho appena lasciato il Canada per l’Alaska ed infatti il fiume che sto seguendo, che altro non è che il disgelo della lingua di un ghiacciaio, si trova già negli USA.
Risalgo la valle e poi ne prendo una laterale con pareti veramente a strapiombo.
Raggiungo quindi il primo luogo d’interesse di questa tappa: la miniera d’oro Premier ed è ben rappresentata dallo scenario. Ah, per la cronaca sono giusto rientrato in Canada, la miniera è canadese.
Inizia adesso la lunga tratta che mi porta verso un ghiacciaio; l’imperativo è fare quota perché qui le montagne sono veramente alte.
La rappresentazione dello scenario per me è veramente ottimale: la lingua del grande ghiacciaio è credibilissima.
Notate soprattutto la strada sterrata sotto la mia ala destra: mi terrà compagnia per lunghissimo tempo ed è rappresentata con una precisione alle volte maniacale. Quello che vedete sotto di me è il Salmon Glacier.
Tranquilli, non sto atterrando, anzi, sto facendo quota, è solo un effetto ottico. Continuo a sorvolare il ghiacciaio e la strada sterrata è sempre lì a guidarmi.
Anzi, sono ben due le strade ora e suppongo vengano usate solo dalle guardie forestali della zona, ma sono rappresentate in un modo tale che paiono proprio scavate nella roccia. Proseguo verso nord e il ghiacciaio cambia colore diventando meno ‘sporco’ e più azzurrino, quasi fosse più cristallino.
Qui sotto di me la strada sembra diramarsi in tantissimi sentieri; ad un certo punto finiranno tutti sotto il ghiaccio e sparirà ogni segno dell’uomo.
Non rimane altro da fare che osservare la natura selvaggia in tutto il suo splendore.
Ghiacciai a sinistra e ghiacciai a destra: veramente suggestivo.
E ghiacciaio pure sotto: monotono? No, io mi diverto proprio a cercarne sempre di nuovi.
Ora però si tratta di prendere la lingua di ghiaccio giusta per seguirla e ‘scollinare’ al di là di queste catene montuose; per fortuna c’è il GPS che mi guida in modo infallibile.
Ecco la strada giusta, ma devo ancora salire.
Quando esce il sole il bianco della neve è accecante e il mio velivolo si mimetizza alla grande.
Sono talmente vicino alle montagne che mi pare di toccarle.
Finalmente giungo in cima e mi godo il panorama: d’ora in poi sarà tutta discesa.
Giù, giù, giù, si scende fino ad un lago il cui colore verdissimo può indicare solo due cose: profondissimo e freddissimo.
Nel frattempo sorvolo il Ningunsaw Provincial Park e nel fare ciò lascio lo scenario Pacific Fjords della Orbx ed entro in Tongass Fjords X che comunque è realizzato da alcune delle stesse persone che poi faranno parte di Orbx e la cui qualità, se possibile, è ancora più alta.
Mi giro a destra perché laggiù, da qualche parte, c’è lo scalo di arrivo.
Quando finalmente lo scorgo sono troppo alto e quindi mi tocca fare tutto il giro per tornare a fare l’avvicinamento in modo più congruo.
L’avvicinamento non è perfetto perché mi perdo ad osservare il traffico intenso sulla strada in fianco all’aeroporto (naturalmente assente nel momento in cui scatto l’immagine) e a cercare di capire cosa sono tutti quei colori che vedo in fondo alla pista.
Dimenticavo di dire che sono a Bob Quinn Lake e i colori che vedevo sono auto, roulotte e camper: sembra quasi che sia arrivato in un campeggio, di sicuro la gente qui non mancherà.

10 aprile 2012

Odio TinyPic!!!!!!!!

Trovare un sito di hosting per le immagini decente è diventata un'impresa quasi impossibile e ne ho un po' le scatole piene! Wilm mi ha fatto notare che c'erano dei problemi, ma ero in vacanza a Ferrara nel weekend e collegandomi con lo smartphone riuscivo a vedere tutte le immagini. Poi ieri sono tornato a casa ed ho scoperto che almeno 3 erano state inghiottite da TinyPic e quindi ho dovuto fare manutenzione al post: ma che pizza!!!!!!! Fare manutenzione vuol dire entrare nel codice HTML e trovare i riferimenti sballati per sostituirli con quelli giusti: trovare il posto esatto in tutto quel codice è una vera e propria impresa. Oggi ho scoperto che TinyPic se ne era mangiata un'altra: queste cose ti fanno proprio girare le scatole. Già ho abbandonato Imageshack perché era diventato inusabile, anche una marea di pubblicità, e molti dei miei vecchissimi post paiono dei gruviera tante sono le immagini che mancano all'appello. Ora se mi dà buca anche TinyPic non so più bene dove andare . Potrei usare Photobucket, Picasa... ma che rottura imparare ad usare servizi nuovi che poi chissà se funzionano bene o no. Tra l'altro ho scoperto che questo blog ha quasi 7 anni e col cavolo mi rimetto a ricercare tutte le immagini sparse in giro per il web!

06 aprile 2012

NWAT-X Tappa 28: Woodcock / Stewart

Tappa meravigliosa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ogni tanto mi escono per caso delle belle tratte che hanno qualcosa di indimenticabile; non chiedetemi il ‘come’ perché non ne ho idea. La rotta infatti sembra un po’ cervellotica e lunga, ma se mi seguirete capirete il perché.
Come vedete praticamente seguo la strada British Columbia Highway 37, che dev’essere realmente favolosa nella realtà, poi faccio una grossa deviazione che vi spiegherò, anche se risulterà essere inutile, per gettarmi quindi in strette gole e seguire un fiume sino al mare. Ok, è circa un’ora: mi direte poi se ne è valsa la pena o meno.
La prima sorpresa ce l’ho subito alla partenza: notato nulla?
Fa ancora freddo, il fiume è ghiacciato, ma le giornate soleggiate hanno sciolto in parte la neve sul terreno ed è arrivata la primavera A bocca aperta. Sorvolo il paesino di Kitwanga che mi ha ospitato: i primissimi minuti del mio volo sono una specie di retromarcia della tappa precedente.
Ma ecco subito alla mia sinistra la valle che devo percorrere.
Spettacolare, vero? Finalmente sono tornati i colori: non proprio tutti, ma è bellissimo comunque. Il Kitwanga river mi porta a sorvolare il Kitwancool Lake.
Qui è tutto un Kit-qualcosa Basito; il lago ghiacciato con intorno il verde può sembrare un controsenso, ma vi assicuro che è capitato così anche qui vicino a me sul lago di Endine: aveva un aspetto molto simile a questo. Notate a destra sempre la strada e a sinistra quelli che sembrano prati con la brina. Poi FSX mi regala un’altra delle sue immagini ‘puffose’ con le nuvole che sembrano batufoli leggerissimi.
Prendo sempre più quota per sorvolare il Swan Lake Kispiox River Provincial Park: sono alla ricerca di qualcosa di particolarissimo.
Cosa sto cercando? Perché quella deviazione ad est apparentemente senza senso che mi ha allungato di 15 minuti buoni la tappa? Perché qui, da queste parti, è successa una cosa grave; proprio sul crinale di questa montagna che sto sorvolando.
Non vedete nulla? Neanch’io; sono deluso, ma forse è giusto così. Qui, su questa montagna, il Monte Kologet, nel 1950 è caduto un B-36 non prima di aver sganciato per sicurezza una bomba atomica per fortuna non armata Sorpresa. Andatevi a leggere il resoconto qui, qui e qui perché la storia è veramente curiosa. In realtà l’equipaggio lasciò l’aereo con 3 motori in fiamme molto prima e dei 17 uomini di equipaggio 12 riuscirono effettivamente a salvarsi. L’aereo continuò a volare da solo con l’autopilota inserito sino a quando non si schiantò: dove? Qui sotto di me apparentemente; io non vedo nulla, ma non devo essere stato il solo visto che il relitto fu scoperto nel 1953 cioè ben 3 anni dopo lo schianto. Deluso dal non vedere nulla, ma probabilmente non c’è realmente più nulla, viro per riprendere la rotta che mi porterà alla meta della mia tappa.
La delusione del momento non mi ha permesso di apprezzare questi panorami che, ora che li riguardo, rimangono comunque interessantissimi e molto ‘reali’. Come se non bastasse ne scopro un’altra: ho un’avaria! Perplesso Mi ero accorto che salendo sulle montagne avevo perso potenza e il motore era quasi sul punto di spegnersi, poi, agendo sul riscaldamento dello stesso, sono riuscito a fargli riprendere giri; probabilmente il freddo esterno era veramente troppo. Ma…
… non mi funziona più l’indicatore di velocità! Cerco come un disperato qualcosa che scaldi il tubo di Pitot, ma non esiste niente del genere: probabilmente del ghiaccio ha bloccato i sensori e viaggio senza sapere la velocità. Posso usare solo le orecchie e l’esperienza: non male, proprio ora che arriva la parte difficile della tappa e come farò ad atterrare? Guardate voi in che razza di gola devo infilarmi e con che razza di meteo!
Senza problemi sarebbe stato un divertimento buttarmi in quella stretta vallata, ma così… va beh, indietro non torno: iniziano le danze!Caldo
Scendo nella stretta gola e mi guardo intorno con molta circospezione: le montagne potrebbero stritolarmi e le folate di vento improvvise mi fanno sbattere la testa a destra e sinistra: let’s rock!
Ragazzi, che spettacolo! La lingua finale di un ghiacciaio, un lago ghiacciato, la strada e le ripide pareti delle montagne: questo scenario merita davvero!
Mi metto più al centro che posso, ma comunque la roccia è sempre vicina, troppo vicina.
Eppure scendo ancora perché la mia è una vera e propria corsa in questa valle strettissima; poi? Poi si apre e vedo il fiume che mi condurrà allo scalo.
I fiumi non sono più ghiacciati: il mare è vicino e fa sentire un po’ del suo tepore mentre la strada traccia la mia rotta in modo affidabile.

Ora è tutta discesa: in fondo vedo già le luci lampeggianti dello scalo di arrivo. Spettacolare! Appena al di là delle montagne alla mia destra c’è l’Alaska: chi l’avrebbe mai detto?
Il fiume con le sue anse e i banchi di ghiaia e sabbia sono resi in modo superlativo: questo sì che è volare VFR, uno sballo!
Ho finito gli aggettivi, trovatene voi di nuovi; io mi godo la discesa con le macchine che sfrecciano sotto di me, sul ponte e vedo che finalmente c’è una città degna di questo nome ad aspettarmi: Stewart.
Mentre mi avvicino vedo anche luci di alcuni aeromobili nello scalo: c’è vita! Io non sono uno molto mondano, ma dopo tanta solitudine direi che un po’ di compagnia e di ‘umani’ non ci stanno proprio male.
Nel frattempo mi accorgo di una cosa: l’indicatore di velocità ha ripreso a funzionare, grande! Non che sia solito guardarlo, ormai faccio tutto ad orecchio, ma vederlo funzionare non guasta di certo l’atmosfera. Probabilmente si è sciolto il ghiaccio che ne impediva il funzionamento, ma sono tutte congetture. Lo scalo è piccolino, ma bello affollato: stavolta nessun problema a trovare dove andare: piuttosto ci sarà parcheggio?
Che bella tappa, spero vi sia piaciuta perché io mi sono veramente divertito un mondo e poi se guardo dal vero dove sono arrivato… giudicate voi!

 

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